Infezioni urinarie ricorrenti: diagnosi e terapia
Le infezioni urinarie rappresentano una patologia frequente nella donna, sia nell’età prepubere, nell’età adulta e soprattutto nella post-menopausa.
Nella donna, il rischio di contrarre un’ infezione urinaria è regolato, oltre che da fattori igienici, dalle condizioni di benessere dell’ambiente vaginale , a sua volta regolato dallo stato ormonale della donna, e da una normale funzione dell’intestino.
In più dell’80% delle infezioni urinarie, infatti, i batteri presenti nelle urine provengono dall’intestino.
Per vicinanza anatomica i batteri, in determinate condizioni, possono colonizzare dapprima la vagina, successivamente il canale dell’uretra e infine la vescica.
Questo processo è frequente in post-menopausa dopo qualche anno dall’ultima mestruazione, e questo avviene per la mancanza dell’ormone estrogeno.
Durante l’età mestruale, un battere presente in vagina, di nome “lattobacillo,” metabolizza(utilizza) l’estrogeno producendo acido lattico, quest’ultimo mantiene la normale acidità dell’ambiente vaginale, acidità nella quale vivono male gli altri comuni batteri presenti.
In menopausa, la carenza dell’estrogeno impedisce l’azione del lattobacillo, l’ambiente vaginale tende ad essere meno acido e in questo ambiente vive male il lattobacillo mentre vivono bene gli altri batteri, che si moltiplicano e , non più respinti dalle difese della vagina, vanno a occupare l’ambiente vescicale provocando l’infezione alle urine.
Dato che la stragrande maggioranza dei batteri patogeni proviene dall’intestino, è necessario e utile che la donna mantenga una buona funzione dell’alvo, che non deve essere né troppo fermo né troppo mosso.
Quindi, affrontare nella donna la diagnosi e la terapia delle infezioni urinarie significa controllare il benessere dell’ambiente vaginale, e il benessere della funzione intestinale.
Solo equilibrando queste due funzioni si può ottenere un buon esito della terapia delle infezioni urinarie.